Capitolo III - Scritto da BobbyJ
L’apparente tranquillità di Renfield Hill, nonostante dall’esterno non lo si sarebbe affatto detto, era continuamente soggetta a scossoni di varia natura. Alcuni dei pazienti più irrequieti tentavano maldestramente la fuga, spesso e volentieri facendo male a loro stessi ed anche agli altri. Alcuni cercavano ogni buon pretesto per litigare o discutere, altri inseguivano ciecamente le loro allucinazioni gettando gli ospiti del medesimo reparto nel panico. Poteva capitare anche che qualcuno, tra i pazienti più anziani, dipartisse dal mondo terreno e che ne arrivassero di nuovi, più o meno mentalmente compromessi dei loro predecessori. La morte di un paziente era qualcosa cui lo staff medico ed ausiliario della casa di cura era assai abituato, ma nessuno si sarebbe aspettato che proprio uno di loro, prima o poi, avrebbe saltato l’appello. Toccò mancare proprio al dottor Davis, uomo che pareva immortale in quanto sano come un pesce nonostante l’età avanzata, ma che non era particolarmente ben visto dai pazienti meno compromessi e, checché se ne dicesse, dallo staff stesso. Soleva schivare il suo lavoro di medico ed appianare ogni situazione imbottendo di farmaci i pazienti più difficili, qualora si fossero mostrati particolarmente molesti. Al momento di iniziare il proprio lavoro, di buon mattino come erano soliti fare tutti, il dottore non s’era presentato come ogni dì al suo posto. Col timore che la sua salute avesse deciso di giocargli un brutto tiro, l’infermiera Pathel, la cara Elizabeth con la sua innata predisposizione a tendere la mano al prossimo, si era recata personalmente a cercarlo nell’ala ove aveva la sua stanza e, trovando la porta chiusa ma non a chiave, s’era permessa di annunciarsi ed entrare nella camera dove una orribile sorpresa la attendeva.
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